Fonte: Il Sole 24 Ore
È ripartito il tavolo per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, dopo lo sciopero dello scorso 20 aprile che ha ricompattato il sindacato.
Il nodo salariale divide le parti da mesi, e ieri nell’incontro in Confindustria la delegazione di Federmeccanica guidata dal direttore generale, Stefano Franchi, ha proposto a Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm l’introduzione graduale del nuovo impianto contrattuale nel triennio di vigenza: «Il nostro obiettivo rimane lo stesso: il rinnovamento – ha detto Franchi – per realizzare un contratto nazionale sostenibile per le imprese e che risponda ai bisogni delle persone, passando da un concetto di puro costo a quello di investimento sulla persona con il welfare e la formazione. Gli incrementi devono essere “sani”, prima bisogna generare la ricchezza, poi distribuirla dove è stata prodotta, garantendo una retribuzione di garanzia ex post per tutti quei lavoratori che hanno un salario al di sotto dell’andamento del costo della vita. Questo impianto può essere realizzato senza compiere un salto, ma in modo graduale. Bisogna stabilire in partenza dei passaggi ben definiti e precisi per arrivare alla mèta nell’arco del triennio della vigenza contrattuale»».
I sindacati respingono la proposta sul salario di Federmeccanica, perchè «verrebbero esclusi il 95% dei metalmeccanici», mentre Fiom, Fim e Uilm chiedono aumenti generalizzati dal nuovo Ccnl. «Dopo sei mesi di trattativa c’è solo una disponibilità di gradualità nel tempo – afferma Marco Bentivogli (Fim)-. È un passo in avanti ma insufficiente. Bisogna riaprire il negoziato con una impostazione e un passo diverso». Anche per Maurizio Landini (Fiom) dalle imprese c’è «solo una leggera modifica non un’apertura», per Rocco Palombella (Uilm) «i livelli contrattuali devono essere due, uno nazionale con aumenti per tutti e uno aziendale con aumenti di produttività».
Il salario minimo di garanzia al quale allineare a consuntivo le retribuzioni di tutti i lavoratori che sono al di sotto è proposto da Federmeccanica insieme all’introduzione del diritto soggettivo alla formazione (con 24 ore nel triennio garantite a tutti), l’estensione della sanità integrativa a tutti i lavoratori e alle loro famiglie (azzerando il contributo dei lavoratori a Metasalute con contributi versati interamente dalle imprese), l’aumento della contribuzione a carico delle imprese per la previdenza complementare (dall’1,6% al 2% ) e 260 euro da distribuire con la retribuzione variabile. «Con i premi di risultato si aumenta anche realmente il potere di acquisto dei lavoratori – aggiunge Franchi – per effetto di una tassazione al 10% rispetto a quella prevista per gli incrementi contrattuali che si aggira intorno al 38%». La trattativa prosegue con tavoli tecnici il 10, 11, 16 e 17 maggio (su welfare, formazione, sistema appalti, inquadramento) e con un nuovo appuntamento «in ristretta» sull’andamento complessivo della trattativa (compresa la parte salariale), che potrebbe svolgersi il 18 o il 19 maggio.