Fonte: Il Sole 24 Ore
All’appuntamento con gli azionisti del prossimo 22 dicembre il Cda di BolognaFiere si presenta con un altro piccolo successo: soci pubblici e privati hanno approvato l’aumento di capitale da 20 milioni di euro e il piano di sviluppo del quartiere che prevede il restyling e l’ampliamento degli spazi espositivi fino a 140mila metri quadrati complessivi.
Restano ancora senza soluzione i temi al centro dello scontro tra azionariato pubblico e privato: il conferimento di Palazzo degli Affari e le modifiche in senso privatistico dello Statuto. L’equilibrio tra quote pubbliche (45,6%) e private (54,4) post ricapitalizzazione, visto che il sindaco Merola e il governatore Bonaccini hanno già approvato una iniezione di 5 milioni di euro a testa e l’ente camerale di altri 3 milioni, resta il nodo più aggrovigliato. Così come il piano di restyling da quasi 100 milioni di euro si è fermato di fronte alla valutazione ben oltre le previsioni –19 milioni contro i circa 12 stimati – del Palazzo degli affari di proprietà della Camera di commercio, immobile che l’azionista di riferimento (13,4% del capitale) doveva conferire al patrimonio di BolognaFiere per farne nuovo padiglione espositivo. Il via libera all’aumento di capitale «è un pezzo fondamentale, perché ci consente di sbloccare la partita di Eima. Dopo l’assemblea potremo firmare il contratto con FederUnacoma fino al 2030, magari anche prima di Natale», fa sapere il presidente Franco Boni.
Certo è che i tempi stringono: il 31 gennaio è il termine indicato (salvo ulteriori slittamenti) dalla Camera di commercio per “congelare” i bandi che riguardano Palazzo degli affari, partita da cui dipende anche la revisione statutaria in senso privatistico. Una volta deliberata la ricapitalizzazione i soci avranno 90 giorni, quindi fino a fine marzo, per dire se ci stanno o no e versare una prima tranche del 25 per cento.