Fonte: Il Sole 24 Ore
Un’ altro passo avanti per la bonifica ambientale delle aree di Taranto esterne all’Ilva. E questo in attesa di sapere quale piano ambientale di risanamento del siderurgico, fra i due presentati dalle cordate in gara (Arcelor Mittal con Marcegaglia e Arvedi, Cassa Depositi e Prestiti e Delfin di Leonardo Del Vecchio cui si sono aggiunti anche gli indiani di Jindal), sarà alla fine scelto dai tre esperti nominati a metà luglio dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galetti.
Il Comune di Taranto ha infatti assegnato i lavori per la bonifica dell’area del rione Tamburi – vicinissimo all’acciaieria – sulla quale sorgerà la cosiddetta «foresta urbana». Quest’ultimo è un progetto già finanziato nell’ambito del «Piano Città» e prevede la creazione di una barriera naturale e sperimentale – tecnicamente chiamata «foresta urbana phitorimediaton» – e la realizzazione di un nuovo nucleo di abitazioni, 154 in totale, in base ad un piano di edilizia residenziale pubblica di tipo sostenibile ed ecocompatibile.
Tutto l’intervento vale 24 milioni di euro, la sola «foresta urbana» 8 milioni. Il contratto di «valorizzazione urbana» è già stato sottoscritto col ministero delle Infrastrutture, adesso si deve firmare la convenzione che farà arrivare le risorse. Preliminare, però, alla «foresta urbana» e alla costruzione dei nuovi alloggi, è la bonifica dagli inquinanti che si sono accumulati nel terreno nel corso di decenni. E questo è l’appalto affidato dal Comune all’associazione temporanea di imprese (Ati) tra Cisa spa e Salvaguardia ambientale spa.
L’Ati dovrà provvedere alla «rimozione del terreno contaminato superficiale (primi 30 centimetri) per annullare in maniera certa i percorsi di esposizione che hanno evidenziato criticità in relazione al rischio sanitario cancerogeno e tossico per bambini e adulti residenti, ovvero inalazione di vapori all’aperto e ingestione accidentale di suolo». E dovrebbe partire presto anche il cantiere per la bonifica del Mar Piccolo di Taranto da tutti i rifiuti che sono stati scaricati negli anni.
Lo specchio d’acqua è stato mappato in profondità con un intervento congiunto tra commissario alla bonifica, Vera Corbelli, e Marina Militare e ora, con un cantiere articolato su quattro postazioni che lavorerà per circa 10 mesi, si tratta di portare via 86 carcasse intere di auto e moto, 50 parti di carrozzeria, oltre 500 pneumatici, 40 imbarcazioni affondate, 300 tra reti e attrezzi da pesca e varie, altre tipologie di rifiuti. Non è questo un intervento sulle fonti inquinanti che hanno degradato il Mar Piccolo e costretto la coltivazione delle cozze a trasferirsi in Mar Grande almeno per la fase di maturazione del prodotto ittico – per evitare che assorba sostanze nocive alla sua commestibilità –, ma consente, quantomeno, di ripulire un’importante area di mare di Taranto. La quale, insieme al rione Tamburi, al comune di Statte e al cimitero San Brunone, rientra tra le priorità del commissario Corbelli. Che, segnala il sito della struttura commissariale, su circa 138 milioni disponibili, sinora ne ha assegnato in via provvisoria 98,4 milioni e ne deve ancora assegnare 39,7 milioni.
Ma gli interventi di bonifica avranno anche una valenza occupazionale per Taranto. La task force lavoro della Regione Puglia, dopo il fallimento di Isolaverde, società partecipata dalla Provincia che aveva 215 addetti, pensa ad un piano di riconversione di questo personale attraverso il programma «Welfare to work». Tre mesi di formazione, 400 ore, 2mila euro di compenso per ogni addetto riqualificato, per arrivare all’impiego di almeno un centinaio di lavoratori ex Isolaverde sui totali 215. Il personale dovrebbe poi essere riassunto da una società di scopo partecipata dagli enti locali dell’area interessata alla stessa bonifica.