Fonte: Il Sole 24 Ore
Le imprese cuneesi sparano alto: contro lo split payment si rivolgono direttamente alla Commissione europea affinché prenda posizione contro il governo italiano che ha introdotto il nuovo sistema di pagamento. In poche parole: il meccanismo prevede che alle imprese che lavorano con la pubblica amministrazione i pagamenti vengano effettuati al netto dell’Iva. Le conseguenze per le aziende sono immediatamente immaginabili: una sensibile riduzione della liquidità.
Così i costruttori edili di Confindustria Cuneo hanno deciso di passare all’azione, aggiungendo il loro malessere a quello che già sta montando in tutta italia nell’ambito del sistema produttivo. «A partire dal 1° gennaio i fornitori della Pa fatturano senza incassare l’Iva», sottolineano dall’Ance (l’associazione che raggruppa le imprese delle costruzioni) di Cuneo, il cui presidente Filippo Monge chiede ora con una lettera inviata al commissario per gli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici «che gli organismi comunitari competenti non diano il loro benestare all’introduzione dello “split payment”». Quella di Monge non è la prima iniziativa partita dalle imprese della provincia Granda. A fine dello scorso gennaio, infatti, un’altra lettera con analoga richiesta era stata inviata sempre a Moscovici dal presidente di Confindustria Cuneo, Franco Biraghi.
L’appiglio per chiedere l’intervento della Commissione starebbe ina una violazione del diritto comunitario. «Nonostante la versione originaria della Legge di stabilità subordinasse l’efficacia della misura al rilascio di apposita autorizzazione da parte del Consiglio dell’Unione europea – spiega Monge –, un emendamento predisposto dal governo ha anticipato l’efficacia della misura, che è effettivamente entrata in vigore e produce effetti dal 1° gennaio 2015. Questo primo fattore desta non poche perplessità sul piano della compatibilità con il diritto comunitario».
A incrementare i malumori delle aziende c’è il fatto che lo split payment si va ad aggiungere agli strutturali ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione nei confronti dei fornitori. «Nel secondo semestre 2014 – afferma il presidente di Ance Cuneo – i tre quarti delle imprese registrano ritardi nei pagamenti, un terzo delle imprese (31%) dovrà ridurre il numero dei dipendenti, la metà delle imprese (41%) ridurrà gli investimenti previsti e il 57% ritarderà a sua volta i pagamenti nei confronti dei fornitori. Secondo le stime di Ance nazionale, circa 10 miliardi di euro di ritardati pagamenti per spese in conto capitale rimangono ancora senza una soluzione e comunque saranno necessari ancora 5 anni per arrivare ai tempi di pagamento fissati dalla direttiva europea. In sintesi, la normativa comunitaria rimane ancora in larga misura disattesa nel settore dei lavori pubblici».