Fonte: Il Sole 24 Ore
Rete del ferro a supporto dei trasporti da e per i porti con investimenti per circa 1.500 milioni di euro, 900 dei quali destinati, direttamente, al potenziamento dei così detti Corridoi Merci, ed altri 260 anche dei porti e dei terminali. Risorse importanti destinate, con una serie di interventi leggeri, escluse dunque le grandi opere, a “potenziare” quella che Maurizio Gentile, ad di Rfi del gruppo Fs ha definito ieri a Bari – nel corso del Forum nazionale sulla portualità e la logistica – «la competitività del vettore ferroviario».
Come sta già accadendo a Taranto dove sono in corso investimenti per 25 milioni per la formazione del treno direttamente nell’area portuale, ottenendo così un abbattimento dei costi che potrebbe rendere quello scalo molto competitivo. Taranto è il primo porto europeo sulla rotta cinese e dunque, dice in sostanza Gentile, potrebbe intercettare le navi transoceaniche e diventare competitivo se, «proprio grazie al treno, accorcia i tempi di carico e scarico di diversi giorni rispetto agli altri porti», con ritorni per porto, ferrovia, spedizionieri.
Quello dei collegamenti ferroviari con i porti è un tema decisivo nelle politiche del governo, insieme alle altre misure adottate per il sistema mare. Misure che si chiamano sportello doganale unico e sdoganamento in mare, «regolamento per le concessioni che – dice a Bari il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio – deve valere per tutti, semplificazione della normativa per escavi e dragaggi». E altre misure ancora come gli incentivi per l’utilizzo delle autostrade del mare, attraverso il Marebonus, e del trasporto su ferro, attraverso Ferrobonus – incentivi per 138,4 milioni nel triennio 2016-2018 – di cui a settembre, ha anticipato durante il forum Antonio Cancian, presidente di Rete Autostrade Mediterranee Spa (Ram), saranno pubblicati i bandi per le modalità di utilizzazione. Tutti provvedimenti che stanno alimentando quella che Delrio chiama «una blue economy sostenibile ed intelligente al servizio della crescita del Paese». Senza contare poi gli effetti della ormai prossima riforma della portualità e della logistica che, assicura Delrio, «è a buon punto», e della necessità di una governance sulle infrastrutture che abbia «un forte coordinamento nazionale: nessuno vuole sostituirsi alle autorità locali, ma non amiamo anarchia nella programmazione e nel comportamento. Deve essere chiaro a tutti: il Paese –ha concluso Delrio – deve abituarsi ad avere regole comuni, poche, pochissime».