Fonte: Il Sole 24 Ore
A monte dei robot Comau che assemblano le nuove Alfa Romeo Giulia c’è un magazzino altamente automatizzato che garantisce i flussi di rifornimento dei componenti per ogni singola operazione. Il sistema è complesso e innovativo al punto che le regole Fca impongono il massimo riserbo sui dettagli di funzionamento dell’intero processo. Tuttavia, per rendere l’idea del meccanismo che sta alle spalle delle linee produttive, il magazzino automatizzato è concepito come una sorta di alveare, dove sono stoccate delle cassette riempite di piccoli lotti di componenti. Un sistema di convogliamento per mezzo di shuttle – navette in grado di compiere fino a 600 “missioni” l’ora – rifornisce, con rapidità in passato impensabile, i robot che costruiscono le vetture. L’idea rivoluzionaria sta nel fatto che in un futuro prossimo, volendo, sarà possibile raggiungere livelli di personalizzazione estremi su produzioni di serie. Tutto questo avviene nello stabilimento Fca di Cassino, dove il rifornimento delle linee produttive è gestito dalla Incas di Vigliano Biellese. Un’azienda paradigma – insieme a molte altre – della trasformazione culturale e industriale del sistema produttivo del Paese. La Incas nasce nel cuore del distretto tessile biellese e nella prima parte della sua storia non può, naturalmente, prescindere dalla vocazione industriale del territorio. «Le nostre prime applicazioni nel comparto meccanotessile – spiega l’amministratore delegato Ermanno Rondi – nell’ambito del controllo delle produzioni e della qualità dei tessuti ci sono state molto utili».
In questo angolo di Biellese l’industria 4.0, o se preferiamo la fabbrica intelligente, ha iniziato a germogliare in tempi non sospetti. Quando, per dire, il declino della manifattura tradizionale, e con essa di una parte del tessile, e la grande crisi, erano fuori dall’immaginario di imprese e economisti. Nel 2000 l’export tessile del distretto, a 1,2 miliardi di euro, cresceva del 24% sull’anno precedente, eppure proprio allora «abbiamo avuto l’intuizione che la manifattura era destinata a conoscere un trend evolutivo inarrestabile. Una rivoluzione. Si percepiva un prossimo cambimento». Nella fabbrica di Vigliano Biellese entrano in maniera sempre più spinta concetti come lean production e supply chain automation. Il peso del tessile sul fatturato del gruppo (che nel frattempo ha aperto una sede a Bologna e una filiale in Spagna) si riduce progressivamente dall’80-90% dei primi anni a meno del 10% attuale. «Abbiamo avviato collaborazioni e ricerche con il Politecnico di Milano – spiega Rondi – e impostato un nuovo modello di fabbrica. Se prima si ragionava e si lavorava sui reparti, ora la focalizzazione è sui flussi. Bisogna essere in grado di operare rapidamente e su piccoli lotti: l’automazione consente di essere veloci e di personalizzare i prodotti sulla base delle richieste del mercato». L’intuizione della fabbrica intelligente ante litteram ha dato i suoi frutti: il gruppo Incas chiuderà il 2016 oltre i 30 milioni di fatturato, con una crescita del 20% sul 2015. In organico sono appena state inserite venti persone che portano gli addetti a 180: il 35% dei quali è laureato e l’età media è al di sotto dei 40 anni. I concetti di supply chain automation che si applicano alle linee Alfa Romeo di Cassino valgono anche per altri settori: la Incas, infatti, sta realizzando un sistema simile per la Vimar (domotica) ed è partner di Beretta, Rovagnati e Lindt nell’industria alimentare, o di Gucci e Armani nel settore moda. «Oggi il mercato cambia con rapidità e occorre avere la flessibilità e la velocità necessarie per adattarsi e rispondere – chiarisce Ermanno Rondi -. Alle nuove fabbriche servono cultura, tecnologia e strutture di supporto».