fonte: la Gazzetta del Mezzogiorno
Le eccellenze della puglia Commessa da una raffineria del Kuwait per lo stabilimento barese
Ancora un forte segnale di vitalità e di capacità competitiva di una grande industria dell’area di Bari. Nei giorni scorsi è partito dal nostro porto per il Kuwait un carico di 297 tonnellate costituito da sei pompe centrifughe – più ausiliari standard Api 610 – costruite dalla GEOil&Gas Nuovo Pignone e destinate ad una nuova raffineria nel Paese arabo per la produzione di carburanti green. La nave che ha imbarcato l’imponente carico è stata appositamente noleggiata dal cliente dello stabilimento barese, costituito da una importante società di engineering degli Emirati Arabi. È da rilevare peraltro che anche questo imbarco dallo scalo del capoluogo – come altri precedentemente compiuti dal Nuovo Pignone – ha contribuito a restituire slancio commerciale al nostro porto, facente capo con la riforma del Ministro Delrio all’Autorità di Sistema portuale del Basso Adriatico con gli scali di Manfredonia, Barletta, Monopoli e Brindisi.
Non è la prima commessa di queste dimensioni che parte dal sito di Bari della multinazionale statunitense che nell’ultimo decennio – grazie a significativi investimenti cofinanziati con contratti di programma dalla Regione Puglia – è ridiventato per il gruppo di appartenenza stabilimento di eccellenza mondiale per la costruzione di pompe, valvole e sistemi per l’energia, contribuendo significativamente alle esportazioni dalla nostra provincia. Rilevante è anche l’indotto alimentato a livello locale da questa fabbrica che vede fra i suoi più qualificati fornitori la Tecnomec di Grumo Appula. Lo stabilimento, oggi diretto brillantemente dall’Ing. Roberto Baccani, impiega poco meno di 300 addetti, una parte dei quali costituiti da giovani ingegneri entrati nel suo organico negli ultimi sette anni. Il Nuovo Pignone peraltro – insieme a big player dell’automotive e alla Natuzzi – è entrato nella Fondazione che ha dato vita all’Istituto Tecnico Superiore «Cuccovillo» di Bari, divenuto ormai uno dei più affermati ITS a livello nazionale.
Certo oggi, con la pesante flessione a livello mondiale del prezzo del petrolio, gli investimenti nel comparto estrattivo e della raffinazione al momento sono diminuiti e per qualche tempo ancora, secondo gli analisti, registreranno una contrazione nei maggiori Paesi produttori; pertanto lo scenario competitivo per industrie come il Nuovo Pignone si è fatto molto più complesso del passato. Ma il top management aziendale – dagli Stati Uniti a Firenze, dalla cui società dipende l’impianto di Bari – è attivamente impegnato a fronteggiare al meglio la situazione, anche rafforzando ove possibile le sinergie con stabilimenti del Gruppo Alstom – che la GE ha acquistato lo scorso anno, cedendone il reparto turbine all’italiana Ansaldo – e con quello della Dresser a Casavatore nel Napoletano, anch’esso controllato dalla Ge Oil &Gas.
E’ opportuno ricordare inoltre che alcuni anni orsono lo stabilimento barese fornì poco più di 30 pompe al Governo cileno, destinate a sollevare elevate quantità di acqua a tremila metri di altezza nelle miniere di rame di Escondida; anche in questo specifico segmento, pertanto, il sito di Bari ha un’apprezzabile specializzazione.
La presenza manifatturiera della General Electric in Puglia non è costituita solo dal Nuovo Pignone di Bari – il cui intero Gruppo con i siti di Firenze, Massa e Vibo Valentia venne venduto dall’Eni agli Americani nel 1994 – ma anche dalla grande fabbrica della GE Avio Aero di Brindisi con 670 addetti, che è anch’esso un sito di eccellenza mondiale per la costruzione e manutenzione di motori aerei e marini che da tempo ha avviato un fecondo rapporto di collaborazione scientifica con il Politecnico di Bari. E pure lo stabilimento brindisino ha goduto, tramite un contratto di programma, di finanziamenti della Regione Puglia che può vantare uno stock di incentivi per Pmi e grandi gruppi a valere sui fondi comunitari che non ha eguali in altre regioni italiane.
Bisognerà consolidare allora tali sinergie fra Istituzioni, aziende, centri di ricerca, scuole di alta formazione e sindacati per difendere e consolidare questi impianti in una situazione di mercato che si è fatta difficile negli ultimi anni.