Fonte: Il Sole 24 Ore

Mentre in Veneto discute una proposta di legge che punta al contenimento del consumo di suolo, alla rigenerazione urbana e al miglioramento della qualità insediativa – proprio oggi è iniziato l’iter in commissione regionale – uno studio commissionato da Confartigianato Imprese Veneto a Theorema mostra la situazione di partenza e gli scenari futuri.

I dati sono impietosi: il Veneto è la seconda regione in Italia per suolo consumato, con una quota 2015 del 9,5% (Italia 5,8%), ma 268 comuni su 581 superano quota 11%, e in alcuni casi, ad esempio Padova, si arriva al 40,2%: un modello «insostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale, con comuni piccoli che hanno replicato, come matrioske, la struttura dei maggiori: a ognuno la sua area industriale, il suo centro commerciale», spiega il coordinatore della ricerca Federico Della Puppa. Con la conseguenza che il suolo è stato impermeabilizzato, il territorio naturale polverizzato.

Dal 2008 al 2014 qui le nuove costruzioni sono praticamente dimezzate: -49,6%, mentre il recupero edilizio ha segnato +3,3%. Il patrimonio insediativo è per il 12% in condizioni pessime o mediocri, con 135mila edifici obsoleti; oltre il 50% del totale è stato costruito fra il 1945 e il 1981, ed è oggi in classe energetica G. Che fare? Confartigianato traccia tre scenari, a cominciare dal recupero del patrimonio edilizio inutilizzato – 460mila abitazioni, 51,5 milioni di metri quadrati potenziali da riutilizzare – con vantaggi ambientali, sociali ed economici. «Se si facesse interamente questa operazione, sarebbe possibile soddisfare il fabbisogno abitativo del Veneto per i prossimi 17 anni», sottolinea Della Puppa.

Il secondo step passa per la riqualificazione del patrimonio abitativo scadente, che potrebbe smuovere 17 miliardi di euro di investimenti (e in 10 anni +11% di occupazione nel settore). Infine, l’efficientamento energetico: radiatori, caldaie, infissi e cappotti, con una stima – in dieci anni – di posti di lavoro che oscillano dal +18 al +31%, e una riduzione dei costi in bolletta che raggiunge i 2,2 miliardi. Un taglio del 78% (ma anche superiore in caso di interventi non standard) «che significa rimettere soldi nelle tasche delle famiglie», sostiene l’associazione. «Alla Regione – spiega il presidente Luigi Curto – chiediamo di accelerare il più possibile l’iter di approvazione di queste norme perché i cittadini e le imprese hanno bisogno di certezze e di un quadro legislativo definito. In particolare il comparto edilizia ha bisogno di una spinta nella direzione giusta. Chiediamo ancora di stabilire da subito una azione informativa e formativa verso il personale degli uffici tecnici di comuni ed enti locali al fine di avere una applicazione corretta e uniforme. Infine, invitiamo a cogliere l’occasione per attivare a regia regionale un tavolo delle costruzioni con le organizzazioni artigiane e industriali, sindacati e ordini professionali, che affronti il monitoraggio dell’attuazione del provvedimento. Questa norma nasce da una discussione collegiale avventa nel corso della scorsa legislatura, e collegialmente va gestita».

I tempi si annunciano rapidi per un provvedimento ritenuto cruciale dalla Giunta (primo firmatario è il presidente Luca Zaia): «Spero già entro l’estate», ha annunciato l’assessore al Territorio Cristiano Corazzari.